mercoledì 20 marzo 2013

THE CARPORT

THE CARPORT
THE CARPORT

Un progetto basato sui fotobioreattori interrati, energia solare, collettori ottici, bioraffinerie eun pò di Design :-)
Come produrre il carburante per le autovetture nel proprio garage con unica sorgente il Sole.

Un progetto di Garage Gas Station.

lunedì 29 ottobre 2012

Il Fosso energetico: Fotobioreattori e bioraffinerie

 
FOTOBIOREATTORI:(il fosso energetico)


Accumulare energia non è mai stato tanto efficace, efficente, economico, senza lacun limite di quantità e con la possibilitá di convertirla in biocarburanti.
Si tratta di un fotobioreattore open pond raceway, in termini comprensibili, un fosso che coltiva alghe, da queste è possibile estrarre l’olio che non costa nulla stoccare, e quindi molto meglio delle classiche batterie elettriche e anche più sicuro ed ecologico.
Quest’olio vine poi convertito in biocarburanti da una microraffineria, un oggettino molto semplice ed economico che puó gestire un bambino.
L'idea viene da "Garage Gas Station" che ha anche un piccolo gruppo su facebook per chi volesse rimanere aggiornato: Garage Gas Station. Qui trverete anche altre illustrazioni.

lunedì 10 settembre 2012

Marine Gas Station

Marine Gas Station

Riempire di biodiesel il tuo motoscafo, direttamente dal tuo Boat House trasformando il plankton del mare nel tuo carburante preferito. La nuova tecnologia di Garage Gas Station si evolve, e tra poco uscirà anche il nuovo progetto per gli Hangar. Da Oggi tutto ciò che ha un motore termodinamico potrà essere alimentato direttamente dal sole.

No more war for oil,
No more environmental devastation by oil,
No more democratic deficit caused by oil lobby,
No more refinery pollution from oil,
No more blackmail by oil-exporting countries,
No more international crises caused by oil,
No more Great Pacific Garbage Patch in the oceans produced by oil plastic.

One technology solve our problems.
Garage Gas Station
Transforms sunlight into liters of biodiesel, from inside your garage.


Questa è la Propaganda di Garage Gas Station, per un mondo migliore, una tecnologia che accumula la CO2 sotto forma di biomassa.
Marine Gas Station utilizza le tecnologie che sono maturate in questi ultimi 20 anni, e tecnicamente potrebbe rifornirsi direttamente dal mare, senza usare i fotobioreattori. Non sono ancora noti i costi esatti, forse non è ancora competitiva con la produzione di carburanti derivati dal petrolio, però questa tencnologia risulta affascinante perchè ognuno può gestire il suo "Gas Station" e renderlo più efficente, una gara che eliminerà il ricordo del petrolio, speriamo in breve tempo.

mercoledì 8 agosto 2012

Garage Gas Station



Fai il pieno di diesel nel tuo garage con le alghe.
Un fotobioreattore, una microbioraffineria  e ogni giorno avrai 1 litro di diesel  da ogni silos da 20000 litri.

Il fotobioreattore è una cisterna da 20000 litri ed è illuminata da un collettore solare e alimentatata da pannelli fotovoltaici. Produce 5Kg di biomassa algale di cui 20% viene trasfomata in Diesel da una microbioraffineria chimica.

Garage gas station è un progetto che permette a chiunque di autoprodursi il diesel a casa, utilizzando tecniche semplici potrai ottere un litro di diesel ongi giorno da ogni cisterna.

Link al sito del progetto: http://garagegastation.jimdo.com/

mercoledì 25 luglio 2012

Tecnologia dei Fotobioreattori


„Tecnologia“ dei Fotobioreattori
Autor & Editor: Silvano Enzo

Fotobioreattori sono una tecnologia recente, in pieno sviluppo ed evoluzione, non esiste un fotobioreattore tipo… esistono migliaia di modelli, sistemi concetti e soluzioni, proviamo ora a fare una classificazione generale.

Design:
Raceway: i raceway sono vasche o piscine in cui agiscono dei mulini che rimescolano l’acqua nella quale sono sparsi i  microorganismi, disciolte le sostanze nutritive e i gas per la respirazione. “Mescolare” favorisce l’accelerazione del metabolismo dei microorganismi. Il Raceway è il modello più economico.

Batch: il Batch o discontinuo è una cisterna, spesso usata in laboratorio, permette di coltivare grandi quantità alghe ed è spesso supportato da luce artificiale. È il modello più semplice di fotobioreattore. Come batch vengono usati i recipienti più disparati, sacchetti di plastica, bottiglie, silos e tubi.

Antenne: io le chiamo così, sono fabbricate per “ricevere” la luce con il massimo di efficienza e quindi ritengo sia il nome che le definiscono meglio. Per lo più sono tubi, eccellenti per coltivazioni monoalgali (axeniche) in continuo, possono produrre ininterrotamente, e sono molto costosi.

Elementi tecnologici:
Vasche: il primo fattore di scelta dipende dal tipo di microorganismo/i che si vogliono coltivare e la quantità. A questo punto decidiamo la qualità, ora però elencare tutte le possibilitá mi verrebbe complicato, facciamo 3 esempi semplici differenti:
Esempio 1) Voglio un fotobioreattore da laboratorio per sviluppare diversi tipi di alghe da usare per fare gli start in coltivazioni sperimentali. Quindi scieglierò un fotobioreattore semicontinuo in “batch”, in pratica delle “bottiglie” facili da riempire, svuotare e pulire.
Esempio 2) Voglio produrre la più grande massa possibile con i costi più bassi. Quindi scieglierò un impianto a raceway outdoor con mulini agitatori.
Esempio 3) Voglio sperimentare nuovi tipi di coltura. Quindi sceglierò un sistema di coltivazione continuo, indoor (nelle serre) con il controllo migliore dei fattori di temperatura, luce, alimentazione.

Filtri di raccolta: il sistema classico è la flocculazione, si “rompono” le alghe mettendole in agitazione violenta, magari con un “mixer” o un frullatore. Molto costoso a livello energetico… poi vanno anche raccolte le alghe che precipitano sul fondo. Esiste anche la "co-flocculazione", la “bioflocculazione” e la coagulagione, che però si usa per chiarificare le acque sporche, è un sistema chimico inorganico nel quale sostanze deionizzanti (di solito a base di calcio, ferro, magnesio, alluminio sodio etc...) abbattono le cariche elettriche delle sospensioni nell'acqua e si usa in parallelo o come pretrattamento nella flocculazione. Esistono anche altri tipi di “filtri” tipo reti“planktoniche” con buchi così piccoli che fanno passare solo l’acqua, vanno svuotati spesso, un procedimento molto ripetitivo che stressa i materiali. I sistemi che trovo più interessanti sono i “cavitatori” ossia delle pompe che fanno cavitare l’acqua, le micro o nanobollicine di vuoto prodotte vanno ad incollarsi alle superfici dei microorganismi, ma anche di altre impurità, per effetto elettrostatico generato dalla tensione superficiale dell’acqua e tendono a portare tutto in superfice. Esiste un brevetto inglese del Dr Will Zimmerman che dichiara di aver ridotto il consumo energetico di questi cavitatori facendoli diventare interessanti per questa applicazione.

Agitatori: come detto sopra un fotobioreattore accelera il metabolismo dei microorganismi mettendoli in agitazione, impedisce la stratificazione termica, aiuta la distribuzione dei nutrienti, favorisce lo scambio dei gas. È neccessario sapere prima “quanta” agitazione serve, perchè si rischia di distruggere le alghe… possiamo usare dei mulini, getti d’aria o gas, magari CO2 . Nei laboratori troviamo spesso gli agitatori con il mangetino; un contenitore con le alghe viene appoggiato su di una scatola contenente un rotore magnetizzato, quindi basta inserire un pezzo metallico all’interno del contenitore con le alghe per metterlo in movimento.

Luci: Ovviamente noi useremo la luce solare, ma… se ci servisse possiamo usare anche delle lampadine normali, così se serve possiamo “riscaldare” la coltivazione, comuque le alghe prediligono frequenze ben precise di luce come le piante. Teniamo conto che con l’aumentare della concentrazione delle alghe va aumentata anche la luce, anche in rapporto all’ampiezza del fotobioreattore. Non è vantaggioso tenere le alghe sempre esposte alla luce, potrebbero perdere di sensibilità, è meglio avere un’ esposizione ciclica. Ci sono studi su come efficientare l’energia luminosa con la tecnica dei “Flash” con emettitori “LED” fatti di gallio, alluminio e arsenico.
Lo spettrodi ricezione luminosa (cioè la luce che viene “effetivamente” convertita in energia dalle alghe) varia da alga ad alga, in generale potremmo dire che la troviamo nel blu (400-500 nm) e rosso (650-700nm) , meno nel verde (500-650 nm).

venerdì 20 luglio 2012

Start a Wind Energy Project



Un nuovo progetto di energia eolica, il “Typhoon” una turbine dalle dimensioni ridotte che però non è mai stata provata, sta cercando finanziatori e partecipanti.
Il “Typhoon” è un caminetto che convoglia i venti e li accelera per effetto “vortex”, una tecnologia basata sui vortici come I cicloni, le trombe d’aria e appunto I tifoni da cui poi prende il nome. Quando il vento è accelerato, raggiunge la vetta del camino per effetto del “moto convettivo” (effetto camino) e qui si trova la turbine, molto più piccolo di una turbine normale che funziona senza moltiplicatore di giri e non ha bisogno del freno. A questo punto viene “silenziata” grazie all’effetto Venturi.
Il progetto sta cercando finanziatori e collaboratori, chiunque vuole partecipare può mandare un eMail a Silvano Enzo, e magari dare dei suggerimenti e contribuire alla riuscita del progetto.

Esistono già progetti simili, come il "Low Wind Turbine" oppure un infinità di altri progetti, molti dei quali sono già patentati, molto simile è il "Tornadoturm" e in questa pagina ne troverete ancora.
In italia c'è ancora un progetto simile che si chiama "Tornado Like", fu annunciato dalla Western co. nel 2009 <video>  potete leggere nel dettaglio sul Blog 100ambiente.

mercoledì 18 luglio 2012

Navi Di Cemento


Navi Di Cemento
Autor & Editor: Silvano Enzo


Nel 1800 vennero costruite le prime navi con cemento idraulico, lo scopo era evitare la condensa che rovinava le merci nei mercantili. Qando durante la II guerra mondiale vennero utilizzati massiciamente i metalli, venne usato il cemento in compound con il ferro per risparmiare lamiera. Il risultato fu eccellente, tanto che navi senza manutenzione, costruite 50 anni fa, galleggiano ancora.

Nella missione "Overlord"  lo sbarco in Normandia nella II guerra mondiale fu costruito un intero porto galleggiante, fatto come un puzzle poi trasportato lentamente davanti alle coste francesi per dare supporto logistico all'invasione.

Il ferrocemento è molto semplice ed economico da utilizzare, praticamente chiunque può farsi una barca, ed è usato anche massiciamente in architettura, inoltre lo si trova impigato nei „frangionda“ dei porti di tutto il mondo, galleggianti riempiti magari di plistirolo.

Tra le applicazioni più affascinanti ci sono le case galleggianti e le piattaforme Offshore.
Se desiderate costruirvi una barchetta, o una nave di Ferrocemento, ecco per voi un manuale.